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Antonio Sacco nacque a Sant'Arsenio nel luglio del 1849. Apprese le prime
nozioni delle lettere classiche dal sacerdote Carlo Giliberti, zio dello scrittore
Luigi Giliberti, autore della prima prestigiosa opera
sulla storia di Sant'Arsenio. Successivamente al
Seminario di Teggiano conseguì gli Ordini Minori fino
alla ordinazione sacerdotale avvenuta nel marzo 1874. La sua carriera di
docente cominciò ancor prima per volere del Vescovo Mons. Domenico Fanelli e
nel 1875 - 76 lo si ritrova già nel Liceo-Ginnasio Vescovile di Alatri. Nel 1879
si laureò in Lettere e Filosofia nell'Università di Napoli, ove fu alunno di
Francesco De Sanctis; contemporaneamente sosteneva con successo tutti gli esami presso l'Istituto di Belle Arti
di Napoli. Nel 1880 è già a Roma in San Pietro in Vaticano come docente e poi
come Assistente Bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana con la
nomina di Beneficiato alla Basilica di San Pietro.
Letterato, archeologo, architetto,
umanista, Mons. Antonio Sacco costituisce un motivo di gloria per Sant'Arsenio,
dove tornava spesso per i suoi studi e rilievi alla Certosa di Padula. Suo è il progetto per la cappella centrale del
Cimitero di Sant'Arsenio in stile neogotico italiano. Si ritirò in Sant'Arsenio
nel 1923 e lì si spense l'11 gennaio 1925.
La
sua importante biblioteca fu poi donata dal fratello Giuseppe alla Chiesa
Matrice di Sant'Arsenio ed è composta di opere
letterarie, scientifiche, profane e sacre.
La Certosa di
Padula
L'opera vide la
luce nel
Diciassette furono le pubblicazioni di tipo storico-archeologico del Sacco, ma
la più importante fu quella de "La Certosa di Padula",
disegnata, descritta e narrata su documenti inediti con speciale riguardo alla
topografia, alla storia e all'arte della contrada in quattro volumi, stampata a
Roma.
" La
Certosa di Padula", che assorbì gran parte della
vita dell'autore, subì una singolare sfortuna. Lo stesso autore ne parla nel
primo volume (1914) : "l'incendio dello
stabilimento Danesi , avvenuto il 5 ottobre
Nel
1914 e nel 1915 Mons. Sacco pubblicò i primi due volumi e mentre si accingeva a
mettere ordine nel rimanente lavoro, gravi infermità arteriosclerotiche
bloccarono la sua attività mentale e il conseguente impegno editoriale.
Un altro
studioso, Luigi Giliberti, riprese gli appunti e
ricavò un terzo e quarto volume, con l'indice analitico, pubblicandoli nel
1930. Tuttavia l'operazione fu alquanto pasticciata e confusa, perché vennero messe insieme notizie diverse e disparate, con
errori ed inesattezze e senza un preciso ordine cronologico.
Oltre ai
pregi intrinseci delle notevolissime tavole di rappresentazione, l'opera del
Sacco si pone in mezzo tra le cosiddette scorrerie, perpetrate dai Francesi di
Gioacchino Murat e le spoliazioni effettuate dagli
stessi abitanti delle zone limitrofe (camuffate sotto l'alibi delle invasioni
napoleoniche). Incredibili sono infatti i furti
perpetrati in questo secolo, cioè dopo la dichiarazione di monumento nazionale
della Certosa di San Lorenzo.
In effetti l'opera di Mons. Sacco, oltre ai suoi
indiscutibili pregi storici e di ricerca, è un terribile atto di accusa ai
posteri: i suoi disegni, eseguiti certamente tra il secolo scorso e i primi
anni del novecento, attestano l'esistenza dei tanti caminetti in pietra nelle
celle dei conversi, l'esistenza di cordoletti lavorati in pietra nei giardini dei Padri,
l'esistenza dei magnifici scaffali in legno della Spezieria, le magnifiche
fontane in pietra, ecc. Tutto ciò il Sacco aveva disegnato con dovizia di
particolari e pubblicato.
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